FOTOROMANZO
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Fotoromanzo e la Comunicazione Mediaproletaria
Ripescare vecchi media proletari per rivendicare una comunicazione precaria
In un’epoca dominata da un capitalismo massmediatico che impone contenuti e forme preconfezionate, è tempo di riappropriarci degli strumenti di comunicazione che appartengono alla nostra cultura collettiva. I vecchi media, come il fotoromanzo, rappresentano un patrimonio di creatività e umanità che deve essere rivitalizzato e rielaborato.
Contro un capitalismo massmediatico, negli strumenti e nei contenuti, rivendichiamo il diritto di usare mezzi semplici per esprimerci.
Rifiutiamo il monopolio delle grandi aziende che, attraverso la loro narrativa, silenziano le voci del popolo. È giunto il momento di far sentire il nostro grido di libertà e di creare uno spazio per la comunicazione genuina, accessibile e autentica. La precarietà non è una condanna, ma un’opportunità per sperimentare forme di espressione nuove e coinvolgenti.
FOTOROMANZO 2025
Invitiamo tutti a unirsi a noi nel riproporre il fotoromanzo come strumento di lotta, come mezzo per raccontare storie di vita, di resistenza e di speranza. Attraverso immagini e parole, possiamo costruire narrazioni che riflettono le nostre esperienze, le nostre lotte quotidiane e i nostri sogni collettivi.
Visita il nostro sito: www.fotoromanzo.info
Insieme, possiamo dare vita a un movimento di comunicazione che celebra la diversità, la creatività e la solidarietà. Riprendiamo in mano la nostra storia e scriviamo il futuro che vogliamo vedere!
FOTOROMANZO 2025: La voce dei MediaProletari !
FOTOROMANZO 2025
Era una mattina come tante altre per Giulia, commessa presso uno degli stand di VicenzaOro. La fiera internazionale dell'oreficeria e gioielleria era nel vivo, e lei si affaccendava tra le vetrine scintillanti, pronta a illustrare con entusiasmo le ultime collezioni ai visitatori. Quando all'improvviso il suo sguardo venne catturato da un uomo distinto, che si stava avvicinando al suo stand con passo sicuro.
Giulia lo osservò incantata, colta dal fascino del suo portamento elegante e del suo volto segnato dal tempo ma ancora affascinante. Immaginò che quell'uomo dovesse essere un magnate dell'alta finanza, forse un imprenditore di successo, attratto dalla raffinatezza dei gioielli esposti. Si ritrovò a fantasticare su un possibile approccio, su una conversazione che avrebbe potuto condurre a chissà quali sviluppi. Forse quell'uomo affascinante avrebbe notato la sua bellezza e il suo garbo, e l'avrebbe invitata a cena in qualche ristorante lussuoso. Magari l'avrebbe persino assunta nella sua azienda, offrendole una vita agiata e sicura. Giulia arrossì al solo pensiero di poter intrecciare una relazione con un uomo tanto influente e benestante.
Dall'altro lato, Enrico – questo il nome dell'uomo distinto – era rimasto colpito dalla grazia e dalla freschezza di Giulia. Non appena l'aveva vista, il suo sguardo era stato irresistibilmente attratto dalla sua bellezza. Immaginava di avvicinarsi a lei, di poter ammirare da vicino i suoi lineamenti delicati, di poter sfiorare la morbidezza della sua pelle. Sperava di riuscire a instaurare una conversazione, magari di invitarla a prendere un caffè insieme. L'idea di poter trascorrere del tempo con quella donna affascinante lo eccitava, e non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, fantasticando su come sarebbe stato stringerla tra le sue braccia, baciarla con passione...
FOTOROMANZO 2025
Il profumo di oro vecchio e pelle si mescolava all'odore dolciastro del caffè, creando un'atmosfera densa e inebriante nella hall di VicenzaOro. Sofia, con il suo grembiule blu ormai stropicciato, stava ripulendo un tavolino quando lo vide. Alto, elegante, con un cappotto di cachemire che sembrava emanare un'aura di ricchezza antica. I suoi occhi, scuri e penetranti, si posarono su di lei, un attimo, appena un lampo, ma sufficiente a farle battere forte il cuore.
Lui, Alessandro, aveva già visto centinaia di donne, ma quella commessa, con la sua bellezza selvaggia e un po' trasandata, gli aveva scosso qualcosa dentro. Quel grembiule blu, troppo stretto sui fianchi, sottolineava le curve del suo corpo, e il modo in cui si muoveva, con una grazia inconsapevole, era irresistibilmente attraente. Il suo profumo, un misto di sapone economico e di qualcosa di vagamente speziato, lo intrigava. Si immaginava già le sue dita tra i suoi capelli, la pelle liscia sotto le sue mani...
Nella sua testa, Sofia riviveva quell'istante come un sogno ad occhi aperti. Lui, un principe uscito da un quadro antico, aveva sorriso, un sorriso appena accennato, ma che le aveva fatto sentire il viso in fiamme. Non le aveva detto nulla, ma quel fugace contatto visivo era stato come un racconto silenzioso, ricco di promesse inespresse. Si vedeva con lui, non in una delle lussuose boutique di Vicenza, ma in un caffè appartato, forse con un libro condiviso, o mentre passeggiano lungo il Bacchiglione, lui che le raccontava storie di viaggi lontani, di mondi sconosciuti. Un amore puro, platonico, una fiamma che arde lenta, senza fretta, un'amicizia che diventa qualcosa di più, senza bisogno di lussi o ricchezze.
Alessandro, invece, aveva già elaborato un piano d’azione più pragmatico. Il suo sguardo si era posato con precisione sul décolleté appena accennato sotto il grembiule, sulle gambe lunghe e slanciate nascoste da una gonna semplice. Si immaginava già le sue mani su di lei, la sensazione della sua pelle calda contro la sua, i suoi sospiri sommessi nella penombra di una stanza d’albergo. La differenza di classe sociale era un dettaglio irrilevante; il desiderio, invece, era prepotente e immediato. Era certo, avrebbe trovato un modo per rivederla, per sentire il suo corpo vicino al suo.
FOTOROMANZO
La pioggia batteva contro i vetri del caffè, disegnando un ritmo lento e ipnotico. Elara, con la sua sciarpa di lana color zafferano arrotolata attorno al collo, sorseggiava un tè fumante, gli occhi persi nel movimento delle gocce. Aveva visto lui entrare, un lampo di sorriso e capelli scuri sotto l'impermeabile grigio. Immaginò le sue mani, grandi e calde, avvolgere una tazza di cioccolata calda, le dita lunghe che disegnano invisibili linee sul vapore. Si immaginò una conversazione fatta di silenzi colmi di significati, di sguardi che si incrociavano e si intrecciavano come i fili di un arazzo antico. Vide i suoi occhi, scuri e intensi come il caffè che stava sorseggiando lui, riflettere la luce soffusa della sera, una promessa di serate passate insieme, di confidenze sussurrate a bassa voce, di risate condivise sotto un cielo stellato. Una storia antica, un racconto intessuto con la delicatezza di un ricamo, fatto di sguardi rubati, di gesti appena accennati, di parole che si trasformano in melodie nell'aria.
Lui, Marco, pensò invece alla mano di Elara, che teneva la tazza di tè: piccola, delicata, con un'unghia leggermente scheggiata che gli comunicava una fragilità attraente. Immaginò il sapore della sua pelle, liscia e calda, sotto le sue dita. La pioggia fuori gli ricordava il modo in cui il suo corpo sarebbe apparso sotto le luci soffuse del caffè: la curva delle sue spalle, la linea della sua schiena sotto il maglione, appena accennata. E le sue gambe, lunghe e affusolate sotto la gonna: non aveva potuto fare a meno di notare il modo in cui si muovevano, graziose ed eleganti. Il suo desiderio non era un arazzo intricato, ma una tela bianca, pronta ad essere riempita di colori vivaci, di dettagli sensuali. Pensava già al contatto della sua pelle sulla sua, al sapore delle sue labbra, al profumo dei suoi capelli che immaginava avvolgergli il viso. Il tè fumante? Era un dettaglio irrilevante rispetto all'ondata di calore che gli saliva dal basso ventre, un'energia bruciante, carica di attesa e desiderio.
Elara si ritrovò a sorridere, un sorriso leggero e timido. Si stava immaginando già i colori autunnali di un parco, la sua mano nella sua, mentre camminavano insieme, immersi nel silenzio del pomeriggio.
Marco, invece, stava già pensando al modo migliore per avvicinarsi, per sfiorare quel braccio scoperto, per cogliere il profumo che emanava da lei, una fragranza lieve e inebriante che gli faceva battere forte il cuore. La pioggia, adesso, gli sembrava solo un fastidioso disturbo.
Il profumo di oro vecchio e pelle si mescolava all'odore dolciastro del caffè, creando un'atmosfera densa e inebriante nella hall di VicenzaOro. Sofia, con il suo grembiule blu ormai stropicciato, stava ripulendo un tavolino quando lo vide. Alto, elegante, con un cappotto di cachemire che sembrava emanare un'aura di ricchezza antica. I suoi occhi, scuri e penetranti, si posarono su di lei, un attimo, appena un lampo, ma sufficiente a farle battere forte il cuore.
Lui, Alessandro, aveva già visto centinaia di donne, ma quella commessa, con la sua bellezza selvaggia e un po' trasandata, gli aveva scosso qualcosa dentro. Quel grembiule blu, troppo stretto sui fianchi, sottolineava le curve del suo corpo, e il modo in cui si muoveva, con una grazia inconsapevole, era irresistibilmente attraente. Il suo profumo, un misto di sapone economico e di qualcosa di vagamente speziato, lo intrigava. Si immaginava già le sue dita tra i suoi capelli, la pelle liscia sotto le sue mani...
Nella sua testa, Sofia riviveva quell'istante come un sogno ad occhi aperti. Lui, un principe uscito da un quadro antico, aveva sorriso, un sorriso appena accennato, ma che le aveva fatto sentire il viso in fiamme. Non le aveva detto nulla, ma quel fugace contatto visivo era stato come un racconto silenzioso, ricco di promesse inespresse. Si vedeva con lui, non in una delle lussuose boutique di Vicenza, ma in un caffè appartato, forse con un libro condiviso, o mentre passeggiano lungo il Bacchiglione, lui che le raccontava storie di viaggi lontani, di mondi sconosciuti. Un amore puro, platonico, una fiamma che arde lenta, senza fretta, un'amicizia che diventa qualcosa di più, senza bisogno di lussi o ricchezze.
Alessandro, invece, aveva già elaborato un piano d’azione più pragmatico. Il suo sguardo si era posato con precisione sul décolleté appena accennato sotto il grembiule, sulle gambe lunghe e slanciate nascoste da una gonna semplice. Si immaginava già le sue mani su di lei, la sensazione della sua pelle calda contro la sua, i suoi sospiri sommessi nella penombra di una stanza d’albergo. La differenza di classe sociale era un dettaglio irrilevante; il desiderio, invece, era prepotente e immediato. Era certo, avrebbe trovato un modo per rivederla, per sentire il suo corpo vicino al suo.