MOSTRA

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Esposizione per Fotografia Europea 2018 a cura di ICS – Innovazione Cultura Società (Stefania Carretti, Lorenzo Immovilli, Elisa Savignano)

Fotoromanzo e poi… ripercorre oltre trent’anni di un fenomeno culturale di massa, una delle tante piccole “rivoluzioni” silenziose che, per la frivolezza e apparente ingenuità sentimentale che esprimeva, è stata generalmente sottovalutata dagli storici della cultura e dal mondo intellettuale.

Con il tempo si è però compreso che il fotoromanzo ha a suo modo contribuito in maniera incisiva ad accelerare il processo di alfabetizzazione nel nostro paese facendo sognare milioni di italiane che di settimana in settimana si dedicavano alla lettura di passionali e travolgenti vicende sentimentali. Se letto nel contesto sociale e storico dell’epoca, si tratta di un genere che ha puntualmente fotografato il costume e la società del nostro paese, accompagnando il difficile percorso di emancipazione delle donne italiane: dalle storie post-belliche di ambientazione neo-realista, alla rappresentazione dei conformisti anni ‘50 che volevano la donna di nuovo regina del focolare, fino alla liberazione sessuale e alle leggi che hanno consentito alle donne di conquistare potere di decisione sul proprio corpo.

La mostra si compone di una parte storico-documentaria e di una produzione creata ad hoc. La prima parte, realizzata con la consulenza di Silvana Turzio, comprende materiali provenienti dalla Biblioteca Panizzi (cineromanzi, foto-buste, carteggi e soggetti dall’Archivio Cesare Zavattini), dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori (materiali preparatori e fotografie da negativi di fotoromanzi per Bolero Film), dalla Sovrintendenza per i Beni Culturali di Trento (fotografie di Federico Vender), dall’Istituto Luce (filmati da cinegiornali e il documentario L’amorosa menzogna di Michelangelo Antonioni) e prestiti da collezionisti privati (come il fotoromanzo sociale del Gruppo Strum, quello satirico de Il Male, quello politico-propagandistico del PCI o i fotoromanzi di Noi Donne e quelli a sostegno dell’emancipazione femminile) per illustrare l’evolversi di questo genere sia dal punto di vista del linguaggio che come termometro dei cambiamenti sociali.

La produzione invece trae ispirazione da un soggetto per fotoromanzo scritto nel 1961 da Cesare Zavattini, tra i pochi autori a intuire le potenzialità di questo genere a cavallo tra fotografia, cinema e fumetto. #NESSUNACOLPA, questo il titolo del fotoromanzo da “sfogliare” su Instagram, è un sequel ambientato nel presente, un un moderno feuilleton da seguire, una puntata al giorno, per un intero mese a partire dal 20 aprile.

FOTOROMANZO

PROGETTO IN CORSO: FOTOROMANZO

DA UN'IDEA DI GIORGIO VIALI

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COMUNISMO

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Cinque milioni di copie: sono quelle denunciate dal film di Michelangelo Antonioni L’amorosa menzogna. Così, secondo il regista vendevano i fotoromanzi, storie d’amore in fumetti che narravano la società italiana e la voglia di lasciarsi le macerie alle spalle.

Forse bisognerà contarne qualche milione in meno, ma certo la loro diffusione dagli anni 50 fu capillare e, in una società che cercava di risollevarsi dalla guerra, finirono per nutrire un immaginario di desideri proibiti, in bilico tra tentazioni reazionarie e altre ribelliste, creando una carrellata di divi di carta che invadevano i chioschi dei giornalai e i soggiorni delle case.

La mostra Fotoromanzo e poi, allo Spazio Gerra di Reggio Emilia, inauguratasi nell’ambito del Festival europeo di fotografia (a cura di Associazione Ics e Laura Gasparini, visitabile fino al 17 giugno) narra la biografia di un prodotto editoriale che, nonostante l’avvento del web e delle storie effimere pubblicate su Istagram, non ha ancora visto la sua fine, rinascendo a nuova vita in riviste, su internet e diventando materia di studio per gli accorgimenti grafici, il «montaggio delle emozioni», la fabbricazione del mito, il taglio espressionista delle immagini (alternanza primi piani, campi lunghi, esterni/interni, etc).

È così contemporaneo che si è pensato di continuarlo pure in mostra, dando l’avvio a un racconto digitale che riproduce oggi un soggetto di Cesare Zavattini scritto per la Bolero Film nel 1961 e subito trasformatosi in un fotoromanzo a puntate col titolo La colpa (con happy end non previsto nell’originale). Il testo dattiloscritto di Zavattini è stato ripescato dagli archivi della sua fondazione nella biblioteca Panizzi. Il tema snocciolato è attualissimo: al centro degli accadimenti, c’è uno stupro e l’isolamento sociale che ne consegue per la ragazza-vittima, marchiata d’infamia.

Ma la rassegna, assai ben congegnata, offre l’occasione per addentrarsi nelle tumultuose vicende politiche del fotoromanzo, da Famiglia Cristiana a Noi donne fino al Pci. Paola Pitagora, per esempio, ne Il segreto propagandava l’uso contraccettivo della pillola. Il partito comunista ebbe un atteggiamento controverso nei riguardi dei fotoromanzi.

Da una parte, furono considerati prodotti di sottocultura di derivazione americana, dall’altra suscitarono interesse come mezzo di comunicazione leggero e invasivo, che facilmente raggiungeva le zone rurali. Come il fotoromanzo siciliano Per chi vota Caterina Pipitone (1953) che testimoniava il disagio delle classi meno abbienti per favorire il Pci alle elezioni. O, fra gli altri, L’amore vince sempre del ’55 che si diffuse a Roma come opuscolo di propaganda.

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