FOTOROMANZO (2025)

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FOTOROMANZO

Il Fotoromanzo era una Rivista che combinava Fotografie e Testo. Simile a un Fumetto. Era popolare negli anni 50/60/70 e utilizzato per raccontare storie romantiche, sensuali o avventurose. Le immagini erano accompagnate da dialoghi e didascalie, creando una sorta di Film in formato cartaceo. Negli anni è stato spesso ripreso, riscoperto e usato in quanto strumento espressivo semplice, minimale, immediato e usato pure in ambito educativo, sociale, politico, situazionista.

FotoRomanzo25 (2025) è un FotoRomanzo all'epoca dei Social Media. Da un'idea di Giorgio Viali (Autore, Fotografo, Filmmaker).

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PROGETTI IN CORSO (2025)

CANNIBALI

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Titolo: "Il Sussurro dell'Abisso"

Sinossi: In un futuro distopico, una grande città è diventata un cimitero a cielo aperto, i corpi dei ribelli giacciono abbandonati per le strade, mentre il regime totalitario mantiene il controllo con la repressione. Antigone, interpretata dalla carismatica Celeste Malfatta, è determinata a dare sepoltura al fratello, vittima di una violenza insensata. Accompagnata da Tiresia, un misterioso giovane che porta con sé il peso di un segreto, intraprende un viaggio di resistenza e ribellione che la trasformerà in un simbolo di speranza per molti.


Scena 1: La città desolata

La telecamera inquadra una grande città, le strade deserte punteggiate da corpi inanimati, mentre un cielo grigio sovrasta il panorama. La voce di Antigone, in un tono disperato ma deciso, risuona: "Io ci vedo, ma pur vedendo non vedo in che abisso sono caduta." La gente cammina indifferente, ignara del dolore che la circonda.


Scena 2: La casa di Antigone

Antigone è in casa, circondata da familiari che discutono del decreto di legge che vieta la rimozione dei corpi. La tensione è palpabile, e il fidanzato di Antigone, figlio del primo ministro, cerca di convincerla a rimanere in silenzio. Ma il suo cuore è in tumulto. "Non posso lasciare mio fratello in questo modo," afferma, con gli occhi pieni di determinazione.


Scena 3: L'incontro con Tiresia

Antigone, in preda alla disperazione, esce di casa e si imbatte in Tiresia, un giovane enigmatico che parla una lingua sconosciuta ma i cui occhi raccontano storie di sofferenza e ribellione. In un momento di connessione profonda, lui le dice: "La vera morte è l'indifferenza." Insieme, decidono di seppellire i corpi abbandonati, rischiando tutto.


Scena 4: La sepoltura clandestina

Una notte, con il cielo stellato sopra di loro, Antigone e Tiresia iniziano il loro compito, lavorando in silenzio. La telecamera segue i loro movimenti, catturando l'intensità del momento. Mentre scavano, Antigone condivide i ricordi del fratello, le risate e i sogni che mai si realizzeranno. Tiresia, con il suo tocco gentile, le offre conforto.


Scena 5: La cattura

La loro missione non passa inosservata e, in una drammatica sequenza, la polizia irrompe. Antigone e Tiresia vengono arrestati e portati in un luogo di tortura. La scena è intensa, con urla e colpi che riecheggiano. Antigone, legata e ferita, guarda Tiresia e dice: "Non possiamo cedere, non ora."


Scena 6: L'eroismo e il sacrificio

Nonostante la tortura, i due riescono a fuggire temporaneamente. Ma il destino ha in serbo per loro un finale tragico. In un atto di eroismo, Antigone si sacrifica per salvare Tiresia, e mentre il suo corpo viene portato via, la sua voce risuona: "Io ci vedo, ma pur vedendo non vedo in che abisso sono caduta." Tiresia, solo e ferito, diventa il testimone della sua lotta.


Scena 7: La rinascita della speranza

Dopo la loro morte, Tiresia diventa un simbolo di resistenza. La telecamera mostra gruppi di giovani che iniziano a raccogliere i corpi dei ribelli per seppellirli, ispirati dal sacrificio di Antigone e Tiresia. La voce di Tiresia riecheggia: "La lotta per la dignità non è finita."


Scena finale: L'eco dell'umanità

La scena si chiude su una grande manifestazione, dove le persone si uniscono per protestare contro il regime. Al centro, una grande foto di Antigone è esposta, diventando un simbolo di speranza. La telecamera si allontana, mostrando la città in una nuova luce, mentre la voce di Tiresia sussurra: "Non siamo soli, e la nostra lotta continua."


Conclusione: "Il Sussurro dell'Abisso" non è solo un remake de "I Cannibali", ma un omaggio potente alla forza dell'umanità in un mondo che cerca di soffocarla. Antigone e Tiresia diventano le icone di una resistenza che, anche nei momenti più bui, trova la forza di alzarsi e combattere per ciò che è giusto.

GIORGIO VIALI

FOTOROMANZO

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FOTOROMANZO

La pioggia batteva contro i vetri del caffè, disegnando un ritmo lento e ipnotico. Elara, con la sua sciarpa di lana color zafferano arrotolata attorno al collo, sorseggiava un tè fumante, gli occhi persi nel movimento delle gocce. Aveva visto lui entrare, un lampo di sorriso e capelli scuri sotto l'impermeabile grigio. Immaginò le sue mani, grandi e calde, avvolgere una tazza di cioccolata calda, le dita lunghe che disegnano invisibili linee sul vapore. Si immaginò una conversazione fatta di silenzi colmi di significati, di sguardi che si incrociavano e si intrecciavano come i fili di un arazzo antico. Vide i suoi occhi, scuri e intensi come il caffè che stava sorseggiando lui, riflettere la luce soffusa della sera, una promessa di serate passate insieme, di confidenze sussurrate a bassa voce, di risate condivise sotto un cielo stellato. Una storia antica, un racconto intessuto con la delicatezza di un ricamo, fatto di sguardi rubati, di gesti appena accennati, di parole che si trasformano in melodie nell'aria.

Lui, Marco, pensò invece alla mano di Elara, che teneva la tazza di tè: piccola, delicata, con un'unghia leggermente scheggiata che gli comunicava una fragilità attraente. Immaginò il sapore della sua pelle, liscia e calda, sotto le sue dita. La pioggia fuori gli ricordava il modo in cui il suo corpo sarebbe apparso sotto le luci soffuse del caffè: la curva delle sue spalle, la linea della sua schiena sotto il maglione, appena accennata. E le sue gambe, lunghe e affusolate sotto la gonna: non aveva potuto fare a meno di notare il modo in cui si muovevano, graziose ed eleganti. Il suo desiderio non era un arazzo intricato, ma una tela bianca, pronta ad essere riempita di colori vivaci, di dettagli sensuali. Pensava già al contatto della sua pelle sulla sua, al sapore delle sue labbra, al profumo dei suoi capelli che immaginava avvolgergli il viso. Il tè fumante? Era un dettaglio irrilevante rispetto all'ondata di calore che gli saliva dal basso ventre, un'energia bruciante, carica di attesa e desiderio.

Elara si ritrovò a sorridere, un sorriso leggero e timido. Si stava immaginando già i colori autunnali di un parco, la sua mano nella sua, mentre camminavano insieme, immersi nel silenzio del pomeriggio.

Marco, invece, stava già pensando al modo migliore per avvicinarsi, per sfiorare quel braccio scoperto, per cogliere il profumo che emanava da lei, una fragranza lieve e inebriante che gli faceva battere forte il cuore. La pioggia, adesso, gli sembrava solo un fastidioso disturbo.


Il profumo di oro vecchio e pelle si mescolava all'odore dolciastro del caffè, creando un'atmosfera densa e inebriante nella hall di VicenzaOro. Sofia, con il suo grembiule blu ormai stropicciato, stava ripulendo un tavolino quando lo vide. Alto, elegante, con un cappotto di cachemire che sembrava emanare un'aura di ricchezza antica. I suoi occhi, scuri e penetranti, si posarono su di lei, un attimo, appena un lampo, ma sufficiente a farle battere forte il cuore.


Lui, Alessandro, aveva già visto centinaia di donne, ma quella commessa, con la sua bellezza selvaggia e un po' trasandata, gli aveva scosso qualcosa dentro. Quel grembiule blu, troppo stretto sui fianchi, sottolineava le curve del suo corpo, e il modo in cui si muoveva, con una grazia inconsapevole, era irresistibilmente attraente. Il suo profumo, un misto di sapone economico e di qualcosa di vagamente speziato, lo intrigava. Si immaginava già le sue dita tra i suoi capelli, la pelle liscia sotto le sue mani...


Nella sua testa, Sofia riviveva quell'istante come un sogno ad occhi aperti. Lui, un principe uscito da un quadro antico, aveva sorriso, un sorriso appena accennato, ma che le aveva fatto sentire il viso in fiamme. Non le aveva detto nulla, ma quel fugace contatto visivo era stato come un racconto silenzioso, ricco di promesse inespresse. Si vedeva con lui, non in una delle lussuose boutique di Vicenza, ma in un caffè appartato, forse con un libro condiviso, o mentre passeggiano lungo il Bacchiglione, lui che le raccontava storie di viaggi lontani, di mondi sconosciuti. Un amore puro, platonico, una fiamma che arde lenta, senza fretta, un'amicizia che diventa qualcosa di più, senza bisogno di lussi o ricchezze.


Alessandro, invece, aveva già elaborato un piano d’azione più pragmatico. Il suo sguardo si era posato con precisione sul décolleté appena accennato sotto il grembiule, sulle gambe lunghe e slanciate nascoste da una gonna semplice. Si immaginava già le sue mani su di lei, la sensazione della sua pelle calda contro la sua, i suoi sospiri sommessi nella penombra di una stanza d’albergo. La differenza di classe sociale era un dettaglio irrilevante; il desiderio, invece, era prepotente e immediato. Era certo, avrebbe trovato un modo per rivederla, per sentire il suo corpo vicino al suo.

FOTOROMANZO

Il fotoromanzo, un formato narrativo che combina immagini fotografiche e testi, può essere riutilizzato in chiave sociale e politica in diversi modi.

  1. Storie di Comunità: Creare fotoromanzi che raccontano le storie di diverse comunità locali, evidenziando problemi sociali come la povertà, l'immigrazione, la disabilità, o l'emarginazione. Ogni episodio potrebbe concentrarsi su un personaggio diverso e le sue sfide quotidiane, offrendo una visione più profonda delle realtà sociali.

  2. Educazione Civica: Sviluppare fotoromanzi che trattano temi di educazione civica, come i diritti umani, la democrazia, e la partecipazione attiva. Questi racconti potrebbero seguire un gruppo di giovani mentre imparano l'importanza del voto e dell'impegno civico, incoraggiando i lettori a diventare cittadini attivi.

  3. Movimenti Sociali: Documentare i movimenti sociali contemporanei tramite fotoromanzi che raccontano le storie di attivisti e di persone coinvolte in cause come il cambiamento climatico, i diritti delle donne, la giustizia razziale e l'uguaglianza LGBTQ+. Ogni storia potrebbe esplorare le motivazioni personali e le esperienze di chi lotta per il cambiamento.

  4. Fotoromanzi Interattivi: Creare fotoromanzi interattivi online che permettano ai lettori di fare scelte che influenzano il corso della storia. Questo potrebbe essere utilizzato per educare sulle conseguenze delle decisioni politiche o sociali, rendendo i lettori più consapevoli delle complessità delle questioni affrontate.

  5. Rappresentazione e Inclusione: Realizzare fotoromanzi che diano voce a gruppi spesso sottorappresentati, come le persone con disabilità, le minoranze etniche o le persone LGBTQ+. Questi racconti possono contribuire a una maggiore visibilità e comprensione delle loro esperienze e delle sfide che affrontano.

  6. Campagne di Sensibilizzazione: Collaborare con ONG e associazioni per creare fotoromanzi che sensibilizzino su temi specifici, come la salute mentale, la violenza di genere, o la crisi dei rifugiati. Questi materiali possono essere utilizzati come strumenti educativi nelle scuole o nelle comunità.

  7. Fotoromanzi Storici: Utilizzare il formato del fotoromanzo per raccontare eventi storici significativi legati a movimenti sociali e politici, portando alla luce figure storiche poco conosciute e le loro battaglie. Questo può aiutare a educare le nuove generazioni su temi di giustizia e uguaglianza.

  8. Progetti di Arte Urbana: Integrare fotoromanzi in murales o installazioni artistiche in spazi pubblici, creando un dialogo visivo e narrativo che stimoli la riflessione su questioni sociali e politiche nei luoghi in cui le persone vivono e lavorano.


FOTOROMANZO

PROGETTO IN CORSO: FOTOROMANZO

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FOTOROMANZO

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Il boom è degli anni Settanta quando le case editrici vendono 8 milioni di copie al mese. Ci sono 14 testate della Lancio, 5 della Rusconi, 3 di Mondadori. Si crea uno star system di divi più amati di quelli del cinema.

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FOTOROMANZO

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Istruzioni pratiche per la realizzazione del fotoromanzo di Ennio Jacobelli (1956)

Questa scena mostra con chiarezza – e quindi incentiva – un corteggiamento discreto, con codici ben definiti, quasi cavallereschi (l’uomo offre fiori, bacia con molta gentilezza, non corre via dopo i momenti di intimità, insomma si comporta “bene”). Inoltre, ciò che accade tra le due pagine (“Passano due ore”) non è documentato visivamente: la fotocamera guarda altrove o, meglio, non guarda del tutto – come una variante molto radicale e schietta del “chimney-shot” hollywoodiano dove le riprese vengono sfumate. La sequenza di chiusura, tuttavia, introduce un elemento del tutto nuovo: il denaro. Dopo che l’uomo se n’è andato, la donna scopre sotto il portacenere un certo numero di banconote da 1000 lire. È prostituzione? C’è stato un qualche tipo di abuso? Sarebbe sciocco negare l’implicazione patriarcale di questa scena, ma allo stesso tempo è troppo facile spiegarla decodificandola come la versione garbata e fisicamente non violenta del vecchio rapporto “sesso per denaro” tra uomo e donna (la figura femminile, tra l’altro, qui appare come una persona indipendente: vive da sola e l’incontro non è organizzato da una terza persona). Un breve confronto con i contenuti tipici del melò italiano degli anni Cinquanta, come descritto per esempio da Emiliano Morreale nel suo studio quasi enciclopedico del genere, aiuta a capire che cos’altro può essere in gioco. Invece che un nudo e crudo scenario di concezioni patriarcali, ciò che appare in una scena come questa è un esempio più positivo e amichevole della crescente importanza dell’economia del dono nell’Italia del dopoguerra, dove il semplice atto di dare è uno strumento chiave per l’inclusione sociale ed economica dell’altro. Una situazione simile appare nel famoso film “rosa” neorealista del 1953 Pane, amore e fantasia (Luigi Comencini, 1953), che riscosse grande successo anche nel format del fotoromanzo, in cui il protagonista del film, un maresciallo dei carabinieri di mezza età (Vittorio de Sica), desideroso di sposarsi, cerca di ottenere un appuntamento romantico con una giovane contadina (Gina Lollobrigida), prima di innamorarsi della levatrice del villaggio (Marisa Merlini). Quando si reca a casa della ragazza, il maresciallo è colpito dalla “onesta povertà” (un cliché fondamentale del melodramma) della ragazza che lo rifiuta e decide di lasciare, mentre nessuno lo vede, una banconota da 5000 lire. A differenza del frammento isolato di Jacobelli, la “scena del denaro” nel film di Comencini è parte di una trama più ampia, in cui il dono avrà molti effetti collaterali divertenti e velatamente satirici.

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