CINEROMANZI

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CINEROMANZI

I cineromanzi sono stati un fenomeno di straordinario successo negli anni Cinquanta, una specialità tutta italiana, un pezzo di storia dell’editoria popolare dimenticato nei decenni, un incrocio bizzarro tra il cinema e le letture di massa. A questo straordinario e affascinante fenomeno il Museo Nazionale del Cinema ha dedicato una mostra sorprendente e ricchissima, basata sulla collezione personale di Gianni Amelio, oltre che sui materiali appartenenti alle collezioni del Museo. La mostra ospitata all’Archivio di Stato di Torino ha esposto circa 200 cineromanzi originali, all’interno di un allestimento ricco di elementi scenograficiTra questi: la riproduzione in gigantografia di due cineromanzi e una grande bobina cinematografica snodata lungo il percorso di visita con le immagini del cineromanzo Senso, dal film di Luchino Visconti. Infine, una postazione interattiva per realizzare le copertine personalizzate dei cineromanzi esposti. Due le pubblicazioni realizzate dal Museo Nazionale del Cinema in occasione della mostra. “Lo schermo di carta. Storie e storie di cineromanzi”, ideato da Gianni Amelio e curato da Emiliano Morreale, rappresenta il primo organico tentativo di ricostruire la storia di questo fenomeno editoriale. Il volume contiene un testo inedito e un’intervista di Amelio, alcuni saggi di approfondimento firmati da studiosi di settore, schede storico-critiche sulle principali collane di cineromanzi e un ricchissimo apparato di illustrazioni. “Cineromanzi. La collezione del Museo Nazionale del Cinema”, un quaderno monografico con saggi critici, un ricco apparato iconografico e un catalogo analitico di tutte le pubblicazioni consultabili presso la Bibliomediateca del Museo Nazionale del Cinema “Mario Gromo”.

CINEROMANZI

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CINEROMANZI

I cineromanzi erano, in pratica, fotoromanzi composti prendendo i fotogrammi dei film e aggiungendo didascalie e fumetti. In parte eredi degli adattamenti illustrati dei film, risalenti agli anni Dieci e sempre pieni di immagini ( con titoli come "Cinevita" e "I filmi appassionanti"): il cineromanzo sembrerebbe quindi un sostituto del film, un modo per portarselo a casa.

Ridotti a racconto, i singoli titoli diventano tutti simili, un unico grande film, riraccontato sulla carta. Il fatto è che cinema, fotoromanzo e cineromanzo sono figli di un immaginario comune, di un' immaginazione melodrammatica che, nella versione del cineromanzo, riduce (o riconduce) appunto tutto il cinema a un unico grande mélo: i film di Antonioni e Catene, Senso, La strada, i film sceneggiata napoletani e James Dean. Se alla fine degli anni Quaranta ci sono già dei cineracconti che arrivano a un passo dal fotoromanzo, la stagione d' oro (con il balloon vero e proprio) comincia probabilmente con "Super cinema", alla fine del 1950 (prima uscita Il brigante Musolino) e l' apogeo è a metà del decennio: nascono e muoiono "Fotoromanzo gigante" La lavorazione era a volte piratesca, fatta all' insaputa dei produttori (specie per i film americani): da copie pirata si prelevavano fotogrammi e li si componeva alla meglio, aggiungendo il testo e stampandoli su carta da quattro soldi. "Cineromanzo gigante" era pubblicato dalla Lanterna Magica, in realtà una emanazione delle produzioni De Laurentiis. Sono tra i cineromanzi di miglior qualità, che fanno largo uso anche di foto di scena, hanno un' autrice che firma i testi (Mara Baldeva), un ampio formato, ottima carta e a volte escono in contemporanea con i film (per La donna del fiume di Soldati addirittura prima), in sinergia con le produzioni della casa. La parabola del cineromanzo finisce col boom, anche se conosce qualche incarnazione successiva, in particolare in versione erotica. Se il cineromanzo è un prodotto reietto, il cineromanzo erotico è ultimo tra gli ultimi.